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Età e Alimentazione
Il fabbisogno di energia varia da individuo a individuo. Dipende sostanzialmente da tre fattori: metabolismo basale, energia necessaria per la digestione degli alimenti, dispendio per attività fisica. Per ognuno di questi fattori, ci sono degli aspetti che possono incidere in positivo o in negativo, determinando variazioni nei livelli di fabbisogno. Uno degli aspetti da considerare è sicuramente l’età, poiché influenza tutti i fattori da cui dipende il fabbisogno energetico di un individuo. Con l’avanzare dell’età, il metabolismo basale diminuisce per via delle modificazioni della composizione corporea (dai 30 anni, 1-2% circa per ogni decade). Si registra un progressivo aumento della massa grassa e una riduzione della massa magra, metabolicamente attiva, determinante per i valori del metabolismo basale. Con il passare degli anni si riduce progressivamente l’efficienza dei processi digestivi, fino a costituire un vero e proprio rischio per la salute in età avanzata. Diminuiscono inoltre i livelli di attività fisica, rispetto all’età giovanile (come raccolto da indagini e studi epidemiologici). Un’alimentazione adeguata alle esigenze specifiche dell’età, la regolare pratica di una o più attività fisiche strutturate e uno stile di vita attivo, diventano essenziali per il mantenimento di un adeguato peso corporeo e la riduzione dei rischi d’insorgenza delle patologie croniche non trasmissibili.
Un individuo adulto in condizioni di sovrappeso è potenzialmente un anziano “fragile”, nel senso che presenterà uno o più fattori di rischio predisponenti alle patologie cronico degenerative che insorgono con l’avanzare dell’età. L’aumento della percentuale di grasso corporeo, soprattutto a livello addominale, determina l’instaurarsi di uno stato infiammatorio di basso grado che non si manifesta con sintomi riconoscibili, che però sottende all’insorgenza di patologie come diabete, dislipidemie, sindrome metabolica, infarto, ictus e alcune neoplasie. Queste patologie si sviluppano ed evolvono nell’arco di molti anni, prima che possa essere fatta diagnosi. É quindi essenziale la riduzione del peso corporeo, entro i range di normalità, per ridurre il rischio d’insorgenza di questo tipo di patologie. Ridurre il sovrappeso del 8-10% risulta significativo in termini di miglioramento della salute. I livelli di attività fisica, particolarmente in questa fascia di età, sono importati sia a livello quantitativo che qualitativo. L’attività fisica moderata/intesa permette un migliore utilizzo dei carboidrati ai fini energetici, al contrario di ciò che avviene con abitudini sedentarie. Risulta quindi essenziale un’accurata determinazione dei fabbisogni energetici e nutrizionali.
L’alimentazione e lo stile di vita in generale, che in altre fasi della vita sono il fulcro della prevenzione primaria per le malattie croniche, dai sessant’anni in avanti possono essere considerati parte integrante degli interventi terapeutici verso le condizioni patologiche tipiche dell’età avanzata. La presenza di sovrappeso e/o obesità costituisce un fattore che peggiora il quadro clinico e le condizioni fisiologiche di un individuo, senza trascurare l’impatto sullo scheletro e le articolazioni. Con l’avanzare gli anni, livelli di muscolatura scheletrica si riducono, aumenta la percentuale di grasso, con effetti negativi a livello metabolico e biomeccanico.
Ecco perché dimagrire a 60 anni e riportare il peso verso livelli di normalità è un fattore che migliora indipendentemente i profili metabolici e spesso porta alla remissione di patologie come diabete, dislipidemie e sindrome metabolica.
Un’alimentazione adeguata, oltre all’efficacia verso il dimagrimento, deve tenere conto delle condizioni fisio-patologiche individuali per sopperire ad eventuali carenze nutrizionali. Riportare il peso verso valori normali, è essenziale per il mantenimento di adeguati livelli di autonomia fisiologica, cognitiva e motoria.